L'insonne

C’è qualcosa qui per te
ancora, Coniglio
rimasto in sospeso
e quindi, domando
come hai potuto ugualmente
e calmo cominciare a dormire?
La tana nella quale ripari
scavata di fresco ti culla
sul fondo della più buona terra.
Serba il buio che vedi
da mezzogiorno.
Condividi il giaciglio
di umido e di larve
con la notte riposata
che verso sera ti desta
per conversare, finalmente
al lume della tua ragione fragile
sul giorno allontanato;
così ascolti accoccolato
in sconfortante attesa
di poter riavere il sonno indietro
a portata degli stanchi occhi
e avverti in silenzio
l’officinale pasto
lento discendere e svanire
completamente da te
ed il respiro andarsene
dal tuo cauto naso;
poi, come sempre
vibri e palpiti
in questo tuo modo sofferto
costretto per bisogno
a cullarti in seno la tua pausa interrotta
dentro il tuo cuore
per natura impaziente
creato sì per somigliare ad altri
ma per smaniare e correre
e fermarsi
su di tragiche traiettorie
impreviste.
Presti l’udito
a quello che mormora il raggio di luna
che s’accorge e s’invita ad entrare
con te nella veglia
per condividere la tana
e la notte fresca.
Cosa resta da espiare
ti chiederai
del giorno tramontato
che ti tiene sveglio fin a tardi
sbadato coniglio?
A cosa non volesti pensare
quando ancora fosti in tempo
per, al solito, procrastinare
e costringerti da te
a spiare da un ombelico cieco
l’esodo di remote orse
che mai, mai
ti ebbero a mente
dell’eterno
un misero istante?

L'insonne
Sapiente 2012 - 2013




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